I turn to you oh my precious Jerusalem
Deny your prophets their passion and treat them like fools
I turn to you oh my precious Jerusalem
Deny my love but you can change fate
10 giugno 1634, sera
Mentre l’aria greve di questi luoghi asfittici si fa sempre più opprimente con il calare della sera mi trovo a ripensare al tempo in cui ero al seguito delle armate cattoliche dirette ad assediare la città di Magdeburg, un infimo gregario fra tanti un po’ scribacchino e un po’ barbiere, quando letteralmente il terreno si aprì vomitando fuori l’inferno e lasciando un foro che vi conduceva all’interno.
Da allora molte cose sono cambiate. Sono stato fra i folli che hanno scelto di attraversare il varco e cercare la propria fortuna saccheggiando una terra di orrore e di meraviglie e ora che mi rendo conto che difficilmente tornerò indietro e rivedrò la luce del sole.
Con le pietre e il sudore della fronte abbiamo eretto un baluardo dell’ingegno dell’uomo, per usare le parole di Sant’Agostino la Nuova Gerusalemme. Visto il nido di turpitudine, oscenità e vizio che la infesta fin nel ventre più profondo, fra meretrici avventurieri e farabutti forse sarebbe meglio paragonarla alla città di Ninive che non a quella della gloria dell’Altissimo
Così ora mi trovo all’inferno, rintanato fra le mura dell’unica città umana che vi sia mai stata costruita mentre il concilio di Nuova Gerusalemme si appresta a dare un importantissimo annuncio e a indire per una grande festa.
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