Quando ci abituammo alla fioca luce del locale ci rendemmo conto che eravamo circondati da persone di nobile aspetto che giocavano pesanti somme di denaro a carte, a dadi o alla ruota della fortuna.
Sullo zero della grossa ruota della fortuna si trovava un grosso rubino e Ofelia sfruttando le nuove capacità che le aveva dato il morso del vampiro cercò di recuperare il rubino camminando sul soffitto della stanza.
I buttafuori però si accorsero della cosa, ci presero e ci gettarono fuori dal locale. Tonfammo sonoramente nella povere all’uscita da una vecchia miniera mentre una pesante porta di ferro sbatteva dietro di noi con il sonoro invito di non tornare. Attorno a noi si trovavano i folti alberi di un bosco, oltre i quali si intravvedeva la cima di un campanile. Il cielo era sempre di un cupo cremisi. Dalla temperatura sembrava essere primavera inoltrata, dovemmo toglierci una parte dei pesanti abiti invernali
Continua…