Di recete ho letto un’interessante articolo di Cattonerd relativo al gioco di ruolo in cui fra le altre cose si rifletteva che non è certo colpa di noi poveri giocatori di ruolo se fra i nomi importanti del fantasy vi sono solo due autori cristiani, Lewis e Tolkien, e tutti gli altri hanno snobbato il genere.
Il che questa mattina durante la lezione di Thai Chi mi sono trovato a riflettere sul perchè io di norma prediliga giocare e masterizzare in genere Dark Fantasy (il che implicitamente significa che non prendo il Thai Chi come una cosa seria), genere che dovebbe esssere molto fuori dal mio setinre cattolico (ok facciamo un po’ di outing).
Premetto che il dark fantasy che mi interessa non è quello dei personaggi che portano il peso di un oscuro passato e vivono piagati dal rimorso o dalle cicatrici, ma piuttosto quello stile la Black Company di Glen Cook dove la gente vive con il male che fa e tira avanti convinta in genere che quella sia l’unica strada. (ovviamente anche stile Ultima Forsan sebbene io lo giochi con una pennelata di nero in più)
Fondalmente siamo bravi a fare i buoni in un ambiente in cui tale comportamente sia premiante, siamo gli eroi, gli avvetirueri, possiamo tranqullamente trucidare inbdiscriminatamente orde di rochi e orschetti, che sono geneticamente malvaci, comportarci come i conquistadores spagnoli e andare a bordelli, tanto domani verremo applauditi come i salvatori del mondo e per ogni testa di orchetto che sbandieriamo in piazza riceveremo un lauto bonus sugli sconti dal nostro negoziate di fiducia.
Personalemnte a 33 anni, dopo venti anni a fare prevalemntemente il master questa filosofia mi ha un po’ stancato.
Il Dark Fantasy può offrire una scappatoia a questo circolo vizioso rendendoci consapevoli che le azioni che compiamo hanno sempre conseguenze.
Riflettete su quanto vi piacerebbe entrare a razziare una città dolente sapendo che avete dal 10% al 30% di probabilità di diventare uno Zombie entro fine giornata a seconda del livello di pericolosità a cui si gioca.
Non è facile essere eroi quando fare la cosa giusta può ritorcesi contro di te perchè il re del paese è al soldo dei marchesi dell’inferno e quindi nel momento in cui tu compirai un’azione nobile puoi star certo che ti ritroverai contro tutta la guardia cittadina. Può però diventare estremamente gratificante per il singolo o il gruppo sapere di aver fatto la cosa gusta anche se poi si deve scappare nella notte dalle orde dei morti dovendo lasciare metà del tesoro per strada per non esssere appensantiti nella fuga.
In molte campagne Dark ho visto i miei giocatori partire come individui egoisti e meschini e poi trovare nel gioco motivi per restare assieme a causa dell’ostilità del modo circostante e trovare in questa scoperta motivi di soddisfazione.
Non dico che gli eroi siano diventati buoni, ma sono cresciuti e maturati nello sviluppare uno spirito di gruppo, una determinazione a reagire per cercare di cambiare un modo che era a loro ostile e arrivare a compiere atti di eroismo, che sono arrivati in alcuni casi a perdere la vita per eliminare una minaccia di proporzioni epiche o a fare sforzi incredibili, pur di salvare l’unica persona veramente amica in tutto il mondo. I personaggi sapevano che nessuno li avrebbe ricordati o avrebbe detto loro grazie, ma erano cosapevoli di aver vinto qualcosa per loro stessi e di aver veramente fatto qualcosa per cambiare il mondo.
Un eroe Dark di norma non ha niente da perdere e quindi può essere disposto a qualiasi sacrificio pur di emergere dalla babele priva di significato in cui è immerso ogni giorno. Sapere di avercela fatta nonstante tutto e tutti remassero contro, sapendo che forse non si potrà contare sul supporto del gruppo nel momento di vero bisogno, vuol dire avercela fatta due volte, essere riuscii a tirare fuori il buono di noi anche quando non era affatto facile.
Riflessione molto interessante. Paradossalmente Ultima Forsan è anche troppo buonista per questo stile. Proviamo con Terza Scelta! 😉
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Eh però sai Ultima è stato un investimento sia monetario che di cuore (avendo letto il decameron) e ora deve portare risultati. Può esssere un’ambietazione buonista ma in 4 ore un png ha già perso un braccio e rischiato il dissanguamento e la protagonista è stata ad un passo da terminare il gioco alla seconda pagina del secondo episodio di Ultima. Dopo fatti del genere è difficile ruolare l’ottimismo.
Nelle intenzioni il gioco può essere buonista, ma la matematica e la statistica mi portano a dire che l’esito dell’assedio di Lucca è 50 a 50 fra morti e vivi e che Gerusalemme difficilemtne cadrà, a meno che il master non aiuti gentilmente gli eventi o i giocatori non abbiano un’idea genaile.
Ho imparato poi che un conto sono i dati oggettivi (il manuale) e un conto è l’interpretazione che se ne da degli stessi, ovvero la campagna veramente giocata da master e giocatori e la direzione in cui vanno gli eventi con l’iterazione fra i due soggetti.
Per citare chi gioca a Darksun: i libri della pentalogia del prisma superiori al secondo si fa finta di non averli letti 🙂
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