Kata Kumbas – La cattedrale Maledetta

Ho cominciato a fare un po’ di ordine nel vecchio blog di Oscurità e Apocalisse (un progetto ormai defunto per mancanza di tempo) e recuperare qualche racconto che non è più pubblicato. Questo è un racconto scritto molto tempo fa, ampiamente revisionato e in piccola parte “edulcorato” per poter essere incluso nell’espansione di Kata Kumbas ad opera di Putro: Redux.

Ci inoltrammo nella cattedrale di Cenziva in otto: io, Crasso il guardiano, Deifobo il paladino con gli scudieri Filozo e Garrone, i predicatori Orrico e Attalaso e il fattucchiere Assato. Su suggerimento del cardinale Capra eravamo guidati da una mistica del Nuovo Culto di cui non conoscevamo il nome, ma Orrico e Attalaso si sprecavano in lodi sulla sua bellezza, castità e devozione, probabilmente animati da pensieri tutt’altro che casti.

Fu una lenta discesa nell’averno.

La chiesa sorgeva sul terreno paludoso. Una sventurata idea del Cardinale che l’aveva resa presto inutilizzabile. Ora si diceva che fosse infestata dai demoni e se così era noi eravamo lì per cacciarli e ottenere la gratitudine del cardinale. Come cavaliere della fede era mio dovere esorcizzare il demonio in ogni sua forma e gli altri prodi devoti si erano uniti se non per fede almeno per le pezze di lana pregiata e le provviste offerte in ricompensa.

Sulla porta trovammo un vecchio che spazzava via dall’uscio le foglie morte. Strana visione per un tempio circondato dalla palude. Forse si trattava di un indemoniato. Come vide arrivare noi, guerrieri in armatura che scortavano una donna, scappò via verso la città e noi lo lasciammo andare

Entrammo guidati dalla donna, che reggeva un lume. L’interno era spoglio e bianco, le panche coperte di muffa. Le pareti trasudavano umidità e sembravano vive.

Orribili statue di donne, dai lineamenti appena abbozzati, che tenevano le gambe con le mani, ci osservavano malignamente dalle colonne. I fonti e gli aspersori erano trattenuti da delle colonne, attorno alle quali si attorcigliavano dei serpenti che cercavano di sfuggire ai rospi che li divoravano. Macabre immagini di una natura sovvertita.

Eravamo al centro della chiesa quando la donna che ci guidava scagliò il lume ad infrangersi contro la parete e scappò via.

Ci preparammo ad inseguirla, ma sentimmo dei ghigni diabolici scaturire dalle nicchie e dalle alcove: strisciando come vermi degli orribili nanerottoli pieni di pustole e placche cornee avanzarono verso di noi.

Ci mettemmo a cerchio, scudo contro scudo proteggendo in mezzo a noi Assato il fattucchiere e tentammo di calpestarli con gli stivali ferrati. Uno di quegli esseri morse Attalaso, che cadde immediatamente a terra tra conati di vomito e venne sommerso dai nanerottoli, che cominciarono a spolparlo ancora vivo.

– Il loro morso è velenoso, dannazione.- gridò Assato osservando le convulsioni di Attalaso.

I nanerottoli si disinteressarono temporaneamente a noi per divorare il predicatore.

-Per Attalaso non c’è più speranza, dobbiamo bruciarlo assieme ai mostri.- dichiarò Crasso.

Filozo prese una torcia e l’accese, mentre Crasso gettava contro le bestie tutto l’olio che avevamo portato per la lanterna della donna, poi scagliò la torcia e le bestiacce bruciarono con un urlo disumano.

Fu allora che sentimmo un ruggito, e prima che riuscissimo a voltarci verso la fonte del rumore, Garrone e Orrico erano già stati sventrati dalle zanne di un colosso grande come un bruto.

La cosa aveva troppe braccia e bocche per poterla descrivere, era coperta di aculei, pelo ispido e un’infinità di occhi, che ci osservavano malvagi. Era un essere troppo orribile perché l’occhio umano riuscisse ad osservarlo nella sua interezza.

L’essere abominevole afferrò con due braccia Filozo, poi con una chela gli staccò di netto la testa e gettò il resto del corpo lontano, come un bambino farebbe con un giocattolo rotto.

Mi venne da vomitare e fu solo il piegarmi per liberare lo stomaco a salvarmi dal venire decapitato da un lungo artiglio, affilato come un rasoio.

Crasso e Deifobo si avventarono contro l’orrore e gli tranciarono un paio di braccia prima che una orrenda massa di tentacoli uscisse da un’altra alcova per ghermirli e stritolarli in una poltiglia sanguigna.

Rimanevamo solo io e Assato, ma lui era immobilizzato dal terrore e rimase a guardare la bestia che si avventò su di lui. Questa lo prese per il collo, con una mano quasi umana, e con i suoi artigli iniziò a dilaniargli il ventre e a mangiargli le interiora mente ancora agonizzava.

Con un incredibile sforzo mi rialzai e corsi via lontano dalla cattedrale. Per qualche strano motivo le bestie non mi inseguirono oltre il portale della chiesa maledetta.

Senza accorgermene mi ero recato verso un tempietto pagano che sorgeva oltre l’ansa di un fiumiciattolo torbido. Qui vidi una forma che si muoveva tra le colonne e mi preparai ad affrontare un altro orrore, quello che avrebbe posto fine alla mia vita.

Invece, avvicinandomi, mi accorsi che si trattava della donna che ci aveva condotti nella trappola.

Stava cercando disperatamente di aprire una botola che sembrava resistere ai suoi tentativi di forzarla.

Mi scagliai addosso a lei, le strappai il velo e la presi a schiaffi.

-Era una trappola vero? È stato il cardinale Capra! Voleva che morissimo tutti e forse ne avrebbe mandati anche altri a morire in quell’abominio costruito da lui stesso! Vero?-

Non ebbi bisogno di aspettare le parole di colpa della donna, leggevo il peccato e la paura di essere stata scoperta nei suoi occhi. -La pagherai, donna! Tu e il cardinale! Erano miei amici e sono morti senza che io potessi fare nulla!-

La afferrai per la veste, ma la manica di questa cedette per lo strattone, allora le presi il braccio torcendoglielo dietro la schiena.

-Ora verrai con me a Cenziva e racconterai cosa hai fatto, se non per pietà di sette pii uomini morti, almeno per la paura dei ferri roventi del carnefice o dell’ottavo uomo, che è sopravvissuto, e non è più così pio come in precedenza.-

Mundus patet! La Terra si apre.

Appresi da mia Nonna della Processione delle Anime, il “Cursus”, quando ancora ero bambina e da lei imparai ad “andar per Anime” e a placarle facendogli “via col fuoco” e nutrendole di fave e fagioli. Le prime per placare la fame di vita, i secondi per favorire la rinascita.

Semirade è un momento di scambio di sapienza e di usanze fra vivi e morti, un momento di doni. È anche il momento delle viole del pensiero, infatti seminarne costituisce il dono dei vivi ai morti, è la loro materializzazione nel giardino consacrato agli Invisibili.

Ora che ci avviciniamo a Calenda e la mia terra, la Calbatisia, ancora una volta è scossa dai terremoti, trema sussulta e vibra, conscia della tensione per l’attesa della notte di Semirade in cui il velo è sollevato. Questo è il periodo in cui il suolo si apre e gli avi sono liberi di vagare per Rarte a loro piacimento.

Interpreto il segno come infausto, avverto l’irrequietezza degli spiriti dei miei antenati, mentre il freddo mi attanaglia fin nel midollo, dentro le ossa.

Si avvicina un periodo di purificazione e preparazione, mentre il Nuovo Culto e i Falsi Dei insidiano le verità su cui noi del Popolo Antico abbiamo eretto la nostra civiltà. La purificazione degli antichi dei passa sempre per il sangue e il fuoco e solo i numi sanno quanto sangue ancora dovrà scorrere e quanti incendi divampare prima che la loro furia si sia quietata.

È un periodo di domande e risposte, di Profezia con, dalle e sulle ossa, e mai come oggi temo risposte che potrei ricevere dagli oracoli.

– Amarantina Notti, celebrando Semirade

(Liberamente ispirato ad un testo di Tatiana Martino)

Schiere notturne vaganti per Laìtia

Molti sono i racconti di spiriti che circolano nelle terre di Laìtia, che riguardano gli stuoli che seguono Ecate attraverso la Calbatisia, o la Dea dagli Occhi di Cielo (Diana), nella valle del lago Nemis, vicino alle contrade della Zolia.

Alle schiere notturne vaganti guidate da una figura femminile si accenna anche in un passo di Juòlem della Lialga nel 849. Secondo il volgo, una misteriosa divinità femminile (ma si tratta in realtà, spiega Juòem, di un demonio), chiamata Abundia o Satia, gira di notte per case e cantine, seguita nelle sue peregrinazioni notturne da una schiera di morti che non trovano pace: i morti anzitempo, i bambini rapiti troppo presto alla vita, le vittime di una fine violenta.

Questa donna spettrale vaga nelle abitazioni, mangiando e bevendo ciò che trova: se s’imbatte in cibi e bevande lasciate come offerte, procura prosperità alla casa e ai suoi abitanti, altrimenti si allontana rifiutando la sua “protezione”. Il che si traduce in genere in una serie di sventure per gli sprovveduti abitanti di quella casa, vista l’indole malevola di tale spirito, come hanno ben imparato i contadini Laìtiani.

A «dame Abonde» e ai suoi seguaci allude anche un passo dell’oscuro tomo meglio noto come il “Roman de la Rose”: in cui si chiarisce di come sia accaduto nella Bramoldia che in un villaggio i terzogeniti di alcuni fattori siano stati costretti ad andare, tre volte alla settimana, in compagnia di dame Abonde nelle case dei vicini. Nulla li poteva fermare, né muri né porte sbarrate, giacché era soltanto la loro anima che viaggiava, mentre il corpo rimaneva immobile. Se qualcuno però volta il corpo di chi viaggia in compagnia della dama allora l’anima non può più ritornarvi, e la donna avrà lo sventurato incatenato alla sua macabra corte per sempre.

Vi sono altri tomi ermetici e sapienziali che parlano di tale donna, come le opere dello sventurato Von Juz o del conte D’Erlette e si dice persino che sia una delle figure femminili ritratte nel Voynic, apparsa in visione allo sciagurato illustratore di tale tomo indecifrabile.

Da uno scritto originale di Tain, da me liberamente adattato alle terre di Laìtia.

Caterina de’ Demici, la dama nera del Sacanto

Post di halloween in puro stile orrorifico. Buona notte delle streghe e dei fantasmi.

Caterina de’ Demici nacque a Fiorenzuola da Relonzo de’ Demici, Duca di Irbuno “a cui il Chiamavelli dedicò il suo trattato “De Actis viri dictatori”. Sposò Onrice della Sabina che successe al padre. Alla morte del marito ha prese in mano il potere come reggente e da allora si è dimostrata sempre molto abile nelle questioni di confine e nelle intricata diplomazia delle regioni Laìtiane persino nella difficile situazione successiva alle invasioni di Giscardo lo Smazzolatore. Di recente dopo una delle tante contese di confine che avvengono fra i ducati del Sacanto, ha assunto in nome del il figlio anche la reggenza di Fiorenzuola. L’intero consiglio della città è stato impalato e poi decapitato alle porte della città e le teste trasportate ad Irbuno, come monito per eventuali dissidenti in patria.

In nome della ragione di stato ha fatto sterminare senza nessun indugio centinaia di nemici al solo minimo sospetto; tuttavia questa eccessiva freddezza cela una figura piena di ambiguità e spietatezza con un temperamento inquieto e angosciato, che l’ha portata a circondarsi di astrologi alchimisti, negromanti, fattucchieri e a ricorrere a talismani magici. Si dimostrò.

Le operazioni di Caterina sono spesso descritte dai predicatori del nuovo culto come opere della peggior strega… ed è un fatto risaputo che essa pratichi la bassa magia.

In uno dei racconti più macabri che circola nel Sacanto si afferma che:

 

“In una notte di luna piena allo scoccare delle tre, teschi di neonati uccisi per strangolamento venivano posti sulle foglie di un albero di fico, cresciuto nel lato settentrionale di un convento abbandonato; attorno ai teschi venivano sparsi acini d’uva da una mistica cacciata dall’ordine. Caterina, indossando una lunga cappa nera, conficcava nei crani dei lunghi aghi d’argento, invocando la morte dei nemici di cui proferiva il nome durante la cerimonia.”

In questo modo avrebbe procurato la morte del contestabile di Fiorenzula, che le contestava la reggenza della città.

 

Molto spesso Caterina durante le sue operazioni di magia nera usava anche delle particolari statuine di cera e di creta create dai fa6ttucchieri, alte poco più di due palmi con sopra incisi i nomi delle persone da colpire; essa procedeva conficcando degli spilloni d’argento, sue armi magiche preferite, conficcandoli profondamente e con immenso odio nelle statuine. A volte questi riti venivano assistiti dal suo astrologo confidente e amante, Ruggeri. A volte accendeva delle candele nere che circondavano la statuina dal libro dei rituali leggeva le particolari preghiere, poi colpiva con forza le statuine con un pugnale dalla sottilissima lama d’argento, che portava sempre con sè, oppure con spilloni a seconda se voleva uccidere subito oppure far soffrire a lungo la sua vittima. Mentre Caterina colpiva la statuina recitava una delle tante preghiere a seconda del rituale…

Prefiche Laìtiane

La prefica (in lingua antica praefica) era una donna pagata per piangere ai funerali nell’era delle divinità pristine. Le prefiche venivano nel corteo funebre precedevano il feretro dietro i portatori di fiaccola, con i capelli sciolti in segno di lutto e cantavano lamenti funebri e le lodi del morto, accompagnate da strumenti musicali, a volte graffiandosi la faccia e strappandosi ciocche di capelli.

L’uso delle prefiche è citato dal poeta antico Oremo e venne proibito, nei suoi eccessi, a Maro dalla legge delle XII tavole. Il viaggiatore che fosse passato nell’Urbe avrebbe comunque visto anche dopo le proibizioni cortei di donne velate di nero, avvolte dal fumo delle torce, dell’incenso e probabilmente anche di droghe allucinogene, che incidevano con passo tremante battendosi il petto, strappandosi i capelli ed emettendo gemiti inumani.

Si mantenne tuttavia anche in epoca successiva alla dittatura dei capi delle tre stirpi, sebbene combattuto dalle gerarchie del Nuovo Culto (l’uso viene ancora condannato nelle omelie dei predicatori della nuova fede).

La preoccupazione delle autorità e dei sacerdoti nasce dalla possibilità, concreta per quanto remota, che gli spiriti di tali donne, che in vita simulavano esageratamente un dolore fasullo, possano tornare dagli inferi per “vegliare”, secondo i loro distorti valori, i familiari dei defunti che hanno pianto da vive.

Liberamente ispirato a http://it.wikipedia.org/wiki/Prefiche

Il nuovo volto di San Rospo

Iho’s chronilces è lieto di festeggiare il primo giorno del suo nuovo anno di attività, presentando un’immagine rivista e corretta di san Rospo. Colgo l’occasione per un sentito ringraziamento a Tain, per essere stata la prima a presentarmi il Santo dal Nome di Rospo.

L’icona qui menzionata fu ritrovata dall’Alchimista e strega, l’eretica Aramantina Notti, durante un suo viaggio a Cenziva, nella Landa delle Furenti Viole, in una data imprecisata nel corso del nono secolo dalla fondazione di Maro.

Lei stessa scrisse: “Avevo deciso di visitare la cattedrale maledetta di Cenziava in segno di devozione al mio maestro Tsathoggua, su consiglio della malefica Obein. Sebbene con la benedizione del signore di Yeb, non fu facile trovare la strada nel groviglio delle paludi. Il sentiero sembrava essere mutevole e cangiante, come dotato di vita propria e più volte dovetti tornare sui miei passi

Le pareti della cattedrale, sebbene perfettamente a piombo, opera di sapienti mastri artigiani, sembravano pendere da angoli strani e presentavano inquietanti rotondità dove uno si sarebbe aspettato di incontrare degli spigoli, la visione aveva un che di distorto che impediva all’occhio di abbracciare l’oscura struttura in tutta la sua orribile completezza. Statue oscene, sagomate in pose disgustose pendevano dai capitelli, monito all’incauto visitatore dell’empietà di quel luogo.

Su una delle alcove laterali trovai una vecchia tavola di legno, parzialmente coperta dalla muffa, a causa dell’umidità del luogo. Già su quell’altare spoglio, ben prima di iniziarne il restauro, potevo intravvedere l’oscena magnificenza del santo che vi era raffigurato, il vero servitore di Tsathoggua, un demone un tempo esiliato dalle divinità pristine e ora accolto fra le braccia misericordiose del Padre dei Rospi. Un segno che, per tutti noi che camminiamo sul sentiero più oscuro, c’è benevolenza da parte dei Grandi Antichi.”

Immagine copyright Tatiana Martino aka Tain, l’adepta nell’arte del paiolo e della catena.

http://tatianamartino.carbonmade.com

Per chi non conoscesse San Rospo qui ci sono alcuni articoli su di lui.

Verbo di San Rospo da egli stesso raccontato

De Sancti Bufonis fragmenta

Racconti oscuri di Laìtia – Luna Nera in Combusta

Il presente articolo è un supplemento per un gioco di ruolo, non un trattato di esoterismo e/o astrologia, siete vivamente pregati di non prenderlo sul serio.

I principali grimori vergati nella lingua antica di Laitia riguardo alla via combusta affermano:

“Arco dello zodiaco considerato sfavorevole al transito dei pianeti, secondo una tradizione antichissima”. Lexicum Minutus Alberto Sicurii da Maro

“Si chiama “Via Combusta” (Voie brulée) un certo spazio del cerchio zodiacale nel quale le influenze favorevoli dei segni planetari sono molto contrariate e le influenze malefiche dei cattivi aspetti molto aumentate.” “De Actis Astri Esoterci” di Berot Embelian

“Quando un pianeta si trova in questa zona la sua azione si trova diminuita o viziata, secondo alcuni autori”. “Libris Astrologi” Tomo I di Ynerreh du Guoch’on

“Un pianeta è combusto (bruciato) quando possiede energia Marziana. La via combusta è quel tratto dello Zodiaco, dove i pianeti benefici sono indeboliti, e quelli malefici esaltati. Questa collocazione della Luna la rende afflitta, quindi il pianeta non è in grado di agire.” “Irae Strigarum” di Amarantina Notti

All’inizio del secolo nono dalla fondazione di Maro alcuni scolastici si interrogarono sul significato di Combusta e riprendendo le osservazioni del presunto pianeta inframercuriale Vulcano, avrebbero identificato la natura di questo pianeta con l’ultimo decano del Lupo di Fuoco. Ciò conforterebbe secondo loro la tradizione, che vuole questo sia luogo di natura ignea, da cui il nome.

A tale proposito Abû Ma’sar, discepolo dell’arabo pazzo Abdul Alhazred nel Libri Mysteriorum (traduzione dell’alchimista Seppegiù Zebba da Anebtissa, eretico arso nel VII secolo) afferma che “Venere poi e la Luna, quando si fan combuste, sono simili all’argento vivo che, nel fuoco scagliato, il fuoco fugge come dissimile dalla sua natura, né può tollerarlo.” (II, 179).

La “via bruciata” potrebbe avere come origine una fonte puramente esoterica, la cui simbologia non troverebbe quindi ragione sul giudizio di un oroscopo. D’altra parte un’alta percentuale di nati nelle zone attribuite ai settori combusti, oltre che nel Lupo di Fuoco possono trovarsi sotto l’influsso del Fauno Albino. Non risulta, pero’, che questi soggetti siano accomunati in un destino di maggiori prove.

Secondo altri scolastici e astrologi invece la “via bruciata” ha origini in rapporto alla distanza dei gradi di”caduta” dei Luminari. Il termine di “caduta” come opposizione alla “esaltazione” è argomento di discussione tramandato da Toelmaro, perché se e’ vero per il Sole come costante dispensatore di maggior luce dall’inizio della primavera … non vale per la luna ben incostante nel suo percorso intorno alla fascia dei cerchi celesti durante le stagioni.

L’astrologo lialgo Antonio della Villa, vissuto alla corte di Ozie del Martello cita gli “aforismi” di Tolemaro il quale, a proposito della “debilita’” dei Pianeti, rileva che “tutti i pianeti che sono nella via combusta risultano indeboliti”.

Negli ultimi due secoli molti astrologi si sono occupati di questa “via bruciata” ; solo per citarne qualcuno: il predicatore italiano Luca Gaurico, astrologo preferito di Taricena de’ Demici, la Dama Nera del sacanto, Francesco Giuntino di Refinze, l’eretico arso sul rogo e il lialgo Gibert de Blois

Quando si aggiunge a tale fenomeno pure che la Luna Nera (Tililh) che indica separazione, sparizione, morte, rottura… è un buon momento per i venefici, le masche e le jannare per compiere oscuri ed orribili sortilegi.

E’ un periodo in cui le stelle sorridono ai villici che invidiosi desiderano ardere le messi dei vicini e in cui le fattucchiere possono aver maggior successo nei malefici per far disperare le vergini in cerca di un marito. Innumerevoli sono le invocazioni compiute ai falsi dei con tale luna e i sacrifici di infanti e fanciulle che vengono scoperte con raccapriccio sul far del mattino dai boscaioli che vanno per legna fin dalla buonora.

I contadini laitiani nella loro saggezza rammentano sempre ai giovani non addentrarsi negli antichi cerchi di pietre tracciati al limitare dei boschi in tali periodi, pena il rischio di restarvi intrappolati e perdere la propria anima che sarà divorata dall’antico a cui è destinato quel luogo, mentre il suo corpo sarà posseduto da uno spirito impuro come se fosse un burattino.

Liberamente ispirato ad un testo di Tatiana Martino

Il Terrore nei giochi di ruolo.

Questo articoletto parte dall’aver verificato che in un gioco horror il 90% delle volte la gente non ha paura di nulla, anzi più di una volta l’azione si trasforma in una serie infinita di smargiassate o una brutta copia di Full Metal Alchemist o Wild Wild West.

Terrore come dinamica di gioco

E’ pacifico che il giocatore che sta stravaccato sulla sedia sgranocchiando patatine e bevendo gassosa non ha paura di nulla. Ciò non significa che il suo personaggio non debba averla se esistono delle regole per stabilire il suo stato di terrore difronte al pericolo. Prima o poi il giocatore resterà spaventato non dalla storia ma dagli effetti perversi delle dinamiche di gioco.

Uno dei pochi esempi di giochi di questo genere riusciti e il famosissimo Call of Cthulhu (se giocato correttamente) però la sfida contro il mythos è normalmente impossibile da vincere, il che me lo ha di fatto andare in disgrazia.

Io per primo ad oggi sono riuscito a giocare una sola campagna fantasy/fantascientifica in cui avevo messo elementi di orrore e in cui la gente restasse seria e preoccupata sul destino dei propri PG.

La prima considerazione che ne ho tratto è che serve una meccanica di gioco che simuli l’orrore del personaggio, poichè in giocatore naturalmente finchè è seduto tranquillo su una poltrona e sgranocchia patatine non si spaventa di certo.

La sanità di Call of Cthulhu è sicuramente il meccanismo migliore che io abbia trovato, anche se i livelli di danno mentale introdotti dalla Green Ronnin di recente sono un altro buon esempio. Tuut sta nel non abusarne.

Se solo dopo aver iniziare scoprirete che il vostro personaggio potrebbe impazzire e diventare la porta attraverso cui dei e demoni posso entrare nel mondo, o se preferite trasformarsi in un lemure o altro guscio vuoto abitato da un’entità malvagia mentre la sua anima è persa per sempre nei meandri della sua stessa follia, allora diverrete improvvisamente cauti nei confronti di questo terribile destino contro cui non c’è nessuna cura.

La sospensione del dubbio

In un gioco di ruolo la credibilità è tutto, se il giocatore è convinto che i suoi compagni preferirebbero uccidere il suo amatissimo personaggio piantandogli una pallottola in testa piuttosto che lasciare che la sua mente divenga il varco per le forze del mito allora inizierà a sentire un forte disagio che gli impedirà di sedersi comodamente e ricordare che lui è in una stanza ben illuminata lontano mille miglia dagli orrori cosmici.

Se descrivete in maniera sufficientemente lugubre il manicomio interspaziale in cui è stato spedito per errore il personaggio e in cui si trova circondati da pazzi assatanati e cannibali, che hanno appena finito di divorare i secondini, probabilmente il giocatore non avrà molta voglie di fare battute scherzose.

Straniamento.

Normalmente i personaggi sono abituati ad avere dalla loro parte gli abitanti di città e villaggi, ma se il borgomastro amato dagli abitanti di Aberville è in realtà un adoratore del Santo della Palude, nel combatterlo i giocatori si troveranno contro sicuramente una discreta quantità di buoni cittadini armati di torce e forconi che non sono certo disposti a crederci.

Non c’è niente di peggio che custodire una verità atroce che non si può in lacun modo rivelare.

Ancora sul mito degli angeli caduti – Grigori

I Grigori (dal Greco "oi egrḗgoroi", οἱ ἑγρήγοροι, "Custodi" o "Guardiani") costituiscono, in una versione popolare, un gruppo di angeli caduti citati negli Apocrifi dell’Antico Testamento che si sarebbero accoppiati con donne mortali, dando origine a una razza di ibridi nota come Nephilim, descritti come "giganti", in Genesi 6:4 o "eroi caduti da secoli" (Ez 32:27).

Una concezione diversa relativa ai Grigori compare in alcune tradizioni di stregoneria italiana in cui i Grigori si dice provenissero da un antico popolo di provenienza stellare. I riferimenti ai Grigori angelici sono riscontrabili nei fogli che compongono il Libro di Enoch e nei Giubilei. In Ebraico essi sono chiamati Irin, "Guardiani" e si trovano menzionati nell’ Antico Testamento (Libro di Daniele, capitolo 4).

Secondo il Libro di Enoch[1], i Grigori assommano a 200 ma sono ricordati solo i nomi dei loro principali esponenti: Samyaza, che fu il loro capo, Urakabaramil, Akibeel, Tamiel, Ramuel, Dânêl, Chazaqiel (Ezekiel), Saraknyal, Asael, Armers, Batraal, Anane, Zavebe, Samsavil, Ertael, Turel, Yomyael, Azazyel (noto anche come Azazel). "Questi sono i prefetti dei duecento angeli, e i restanti erano tutti con costoro". (Enoch 7:9)

Nel Libro di Enoch, i Guardiani sono angeli inviati in apparenza sulla Terra semplicemente per sorvegliare la gente. Essi presero subito a nutrire concupiscenza per le donne che vedevano e, su incoraggiamento del loro capo Samyaza, disertarono in massa per sposarsi e vivere fra gli uomini. I figli nati da queste relazioni sono i Nefilim (nĕfîlîm ), giganti selvaggi che misero a soqquadro la Terra e angariarono l’umanità. Samyaza, Azazel e altri ancora fra loro divennero corrotti e insegnarono ai loro ospiti umani a fabbricare armi metalliche, cosmetici e altri prodotti tipici della civiltà, di cui essi s’erano segretamente impadroniti. Ma la gente cominciò a morire e a invocare aiuto dal Cielo. Dio inviò allora il Diluvio Universale per liberare la Terra dai Nefilim, inviando tuttavia Uriel ad avvertire Noè così da non far perire l’intera razza umana. I Grigori furono confinati nelle "valli della Terra" fino al giorno del Giudizio Universale. (Si veda Giuda 1:6)

La storia dei Guardiani in Enoch deriva da Gen. 6:1-4 in cui si descrive l’ "Origine dei Nephilim" e si ricordano i "figli di Dio" che li generarono:

    Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». C’erano sulla terra i giganti (Nephilim) a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. (Gen. 6:1-4)[2]

Qui, i "figli del Cielo" sono ricordati senza nomi specifici, né funzioni; si può trattare di angeli caduti o semplicemente esseri celesti che si sono accoppiati con donne.

Il Libro dei Giubilei aggiunge ulteriori dettagli sui Guardiani. Mentre "Guardiani" o "Sentinelle" sono menzionati accanto ai "soli santi" nel Libro di Daniele, si disputa che essi abbiano alcuna correlazione con i Grigori. Gli angeli furono abbastanza popolari nel folklore ebraico, che sovente li descrive come giganteschi esseri umani che non dormono mai e rimangono sempre zitti. Mentre ci sono Guardiani buoni e cattivi, molte storie riguardano solo quelli malvagi che decadono dal loro stato di grazia allorché prendono "le figlie dell’uomo" come loro partners sessuali.

L'armata delle Tenebre

-Dammi un po’ di zucchero baby!-

E’ da un po’ di tempo che sono alla ricerca di un’ispirazione per l’atmosfera di Kata Cthulhu. Perchè se volevo l’angoscia opprimente del setting originale anni venti, non mi sforzavo neppure di trasporlo nell’ambientazione "poco seria" di Laita.

Poi mi sono imbattutto quasi per errore ne La Casa 2 e soprattutto La Casa 3: l’armata delle Tenebre. E’ stata una folgorazione.

La scena in cui il protagonista viene attaccato dalle sue immagini riflesse allo specchio o quella in cui deve decidere fra tre Necronomicon, potrebbero andare benissimo anche per un gioco come Kata Kumbas.

Ora sono ancora più certo di prima, la trasposizione di Cthulhu in Kata Kumbas non solo è possibile, ma promette anche di dare grandi soddisfazioni e ora ho anche trovato un termine di confronto su cui basarmi.

 

Gigantomachia e mito degli angeli caduti

Sto riscrivendo la storia dei giganti di Laìta in una chiave più oscura e funesta, il tutto all’interno del più ambizioso progetto di Kata Cthulhu, Ho già pubblicato i nefariti e presto darò una revisione ai titani e, se la tesi mi lascia un po’ di tempo intendo scrivere un po’ di background sulla guerra tra dei e giganti.

Prima di continuare però ho deciso che voglio tornare un attimo all’origine del mito.

Penso che una delle cose più difficili quando si tenta di scrivere o integrare un’ambientazione sia uscire con una serie di miti e credenze che dia ragione degli dei e dei mostri che lo popolano. Quello che prendendo dal grande Lovercrat potremmo definire il Mythos. Spiegare come avviene un processo creativo sarebbe impossibile ma fare un breve esempio di da dove si possono trarre spunti magari può aiutare chi vuole cimentarsi in questo arduo compito.

I giganti nella Mitologia greca.

I giganti in buona sostanza erano pari agli dei, tranne che nel nome. Erano figi di Gea e quindi originari dell’elemento terra, mentre i titani erano i figli di Crono, padre di Zeus, quindi probabilmente più vicini ad essere entità dell’aria.

Vi furono delle furiose lotte per decidere di chi fosse il predominio dell’olimpo e i titani sconfitti vennero incatenati nel Tartaro.

I ciclopi invece erano figli di Poseidone e quindi più vicini all’elemento acqua.

Il grosso del mito dei giganti nel modo di Laìtia fino ad ora è stato ispirato al corpus della mitologia greca essendo le divinità pristine il corrispondente degli dei dell’età ellenistica.

I giganti nella tradizione Ebraico-Cristiana.

Gigantes erant super terram in diebus illis et etiam postquam ingressi sunt filii Dei ad filias hominum, illaeque eis genuerunt: isti sunt potentes a saeculo viri famosi.(genesi 6,4)

Il passaggio latino in sostanza dice che i giganti erano sulla terra  e i figli di Dio e le figlie degli uomini erano i loro genitori (illaeque eis genuerunt – suona più o meno come essi li generarono) questi giganti erano gli eroi del passato. Nella traduzione italiana questo passaggio è un po’ oscuro.

L’interpretazione più diffusa è che i figli di Dio sono i discendenti di Set, terzo figlio di Adamo e devoto a Dio, mentre i figli degli uomini sono i discendenti di Caino. Però in dei testi apocrifi, ed in particolare il Libro di Enoc, si parla di come un gruppo di angeli, chiamati figli del cielo, presero per mogli delle donne umane. Essi generarono una progenie semidivina, i Giganti, che, diventata violenta ed infedele a Dio, fu da questi distrutta, come farà Dio nella Bibbia con il diluvio, che sterminerà la discendenza dei figli di Dio e delle figlie degli uomini. Infatti vi sono altri che ritengono che i figli di Dio siano gli angeli caduti cacciati dal paradiso assieme a Lucifero. Ai fini della costruzione di un Mythos horror la seconda ipostesi è certamente più suggestiva della prima, in fondo qui si sta facendo un lavoro di pura fantasia cercando di ispirarsi alle tradizoni del pasato.

Nella trazione ebraica questi giganti sono i Nephilim (da cui ho tratto i Nefariti), si noti che il testo lascia intendere che vi furono Nephilim anche dopo il Diluvio, che quindi non li distrusse tutti. Infatti nell’ Antico Testamento vengono nominati diversi giganti, come ad esempio gli Anakiti, i Refei, Og e il noto Golia, sconfitto da Davide.

 

Creature mostruose sotto gli oceani

"Vi sono più mostri sotto il mare di quanti ne camminano sulla terra." – Monito ai naviganti inciso sulle torri del porto di Ablio risalente al 427 dopo la fondazione di Maro.

Il mare è da sempre considerato nelle varie tradizioni e mitologie come elemento fonte di vita, ma anche portatore di distruzione. Esso da agli uomini il cibo, ma racchiude al suo interno mostruosità abominevoli e una furia distruttiva senza pari. Ecco una carrellata di alcuni mostri che non dovrebbero mancare nei mari di Rarte.

Leviatano

« Ecco là il mare grande, vasto, immenso… e il mostro che Tu hai creato per scherzar con esso. »   (Salmi 104,25-26)            
« In quel giorno, con la spada dura, grande e forte, Il Signore, visiterà Levithan, il serpente tortuoso, e ucciderà il mostro che è nel mare. »   (Isaia 27,1)            
« Dio si vanta di aver generato questo mostro marino, simbolo della potenza del Creatore. »   (Giobbe 40,20-28)

Leviatano (contorto; avvolto) è il nome di una creatura biblica. Si tratta di un terribile mostro marino dalla leggendaria forza presentato nell’Antico Testamento. Tale essere viene considerato come nato dal volere di Dio.

Il libro Giobbe lo descrive con denti spaventevoli e scaglie come di una corazza (Giobbe 41:14-17), che emette fumo dalle narici (Gb 41:20) e come un animale estremamente forte e senza terrore: il "re su tutte le maestose bestie selvagge" (Gb 41:33,34).

Kraken

Il Kraken è un mostro marino leggendario dalle dimensioni abnormi; il suo mito ha origini molto antiche, ma si è sviluppato soprattutto fra il Settecento e l’Ottocento, forse anche sulla base dei resoconti di reali avvistamenti di calamari giganti. Viene generalmente rappresentato come una gigantesca piovra, con tentacoli abbastanza grandi da avvolgere un’intera nave.

In norvegese, krake indica un animale malsano o aberrante (in analogia alle forme inglesi crank e crook). In tedesco, krake significa piovra.

Lilith

E potevate pensare che avrei tralasciato questo demone per il mio bestiario? Ma certo che no. Quindi presto vedrete sorgere in Kata Kumbas la splendida e seduttrice Tilhil. Intanto vediamo di capire chi era per la tradizione ebraica.

In realtà Lilith nasce in Mesopotamia ed è originariamente un mito Sumero, purtroppo di questo periodo abbiamo scarsissime informazioni. Lilith presenza una forte assonanza con il termine ebraico per civetta.

In Gilgamesh si trova la seguente citazione

Quindi un serpente, che non può essere incantato
fece il suo nido tra le radici dell’albero huluppu
l’uccello Anzu mise i suoi piccoli tra i rami dell’albero
e la vergine nera Lilith costruì la sua casa nel tronco.

L’idea che Dio dovrebbe aver creato qualcun altro prima di Eva è suggerita dalla frase della genesi in cui viene usata l’affermazione "questa volta è carne della mia carne", che implicherebbe almeno un precedente tentativo.

Il Libro degli splendori (Zhoar) riferisce che Lilith è una creatura coperta di sangue e di saliva rendendola inevitabilmente più simile ad un Demone che a una donna, quindi incompiuta.
Quando si trattò di consumare il primo rapporto sessuale ovviamente fu un’esplosione di sensazioni estatiche per entrambi ma quando Lilith cominciò a dimostrarsi insofferente per la posizione che Dio aveva imposto (la donna sotto e l’uomo sopra) l’idillio fra i due finì, Adamo voleva imporre la sua superiorità, in quanto uomo, nei confronti della donna che doveva stendersi sotto di lui e Lilith fuggì nel Mar Rosso.

Dio, vedendo di nuovo l’uomo solo, tentò di richiamarla ma lei espresse di nuovo il suo rifiuto.

Il secondo tentativo di Dio per dissuaderla fu quello di mandare tre angeli che la trovarono fra le acque circondata dagli altri demoni (secondo la tradizione ebraica nell’acqua si annidano le creature del male) e cosciente di essere una di loro, essi la minacciarono di morte se non fosse tornata dal suo sposo, ma Lilith astutamente li dissuase rivendicando l’incarico affidatole da Dio stesso della custodia dei bambini maschi fino all’ottavo giorno di vita e delle femmine fino ai vent’anni d’età.

Gli Angeli tornano sconfitti in paradiso e Dio si vendica con Lilith uccidendole le centinaia di demoni (Lilim) che generava accoppiandosi con le creature del Mar Rosso.

A tale affronto lei risponde aggirandosi nottetempo nelle contrade, orientandosi presso i crocicchi, per cercare e strangolare i neonati (a meno che non siano protetti da talismani recanti i nomi degli angeli che le erano apparsi) e per sorprendere gli uomini durante il sonno sfinendoli fino alla morte con abominevoli amplessi.

Ad Adamo fu data una nuova donna, Eva, della quale Lilith era gelosissima e cui uccise buona parte della prole, ed alcune versioni vogliono che fosse lei il serpente che la indusse a disobbedire all’uomo cogliendo il frutto proibito.

Per gli Ebrei Lilith passerà definitivamente al rango di Demone femminile raffigurata come donna il cui corpo termina in una coda di serpente.

Nella Bibbia cristiana i riferimenti a Lilith sono veramente molto pochi, probabilmente ad opera delle successive riscritture a scopo dottrinale e sacerdotale volte ad esaltare l’obbedienza che la donna deve dimostrare nei confronti dell’uomo, la citazione più esplicita si trova in Isaia 34,14:

I gatti selvatici si incontreranno con le iene, e
I satiri si chiameranno l’un l’altro;
vi farà sosta anche Civetta e vi troverà tranquilla dimora.

Nell’originale il termine che vine tradotto con civetta è lilit, fate 2+2.

Lilith governa l’inferno, ha l’aspetto di una donna nuda estremamente bella, ha i capelli blu e gli occhi rossi, la pelle è di un colore grigio argenteo; comanda le schiere di succubi e gli amplessi con lei portano alla follia. per altri ha la pelle blu e i capelli rossi.

Altre caratteristiche di Lilith:

  • coperta di peli, ossia priva della depilazione completa, come era uso nelle zone mediorientali
  • con zoccoli anziché piedi, chiaro simbolismo al suo legame con la luna; alle volte ha la coda da sirena
  • si manifesta solo di notte
  • occhi di fuoco
  • ali, acquisite dopo aver pronunciato il nome segreto di Dio
  • è immortale, avendo abbandonato l’Eden prima che Dio privasse l’umanità dell’immortalità

Sull'aspetto della Malefica Obein

Questo mi ero completamente dimenticato di averlo in un angolo della mia cartella documenti


Ursha     scrive:
per distrarti un po vuoi sapere com’è l’aspetto di Obein?
Tatì scrive:
siiii
Ursha     scrive:
allora secondo me non è tanto altra, poiché comunque il popolo antico ha i tratti degli abitanti del centro Italia diciamo 1,60 m
Tatì scrive:
si ci sta
Ursha     scrive:
il volto è "crudelmente" dolce e nei suoi occhi vi è la compassione di chi ha accumulato la saggezza di secoli di vita
Tatì scrive:
ok naso appuntito e leggermente camuso allora
Ursha     scrive:
giusto, in effetti del viso avevo in mente solo gli occhi
Ursha     scrive:
ha i capelli neri lisci e lunghi fino alle ginocchia, con l’attaccatura ad ala di corvo, questo è troppo tradizionalmente associato alle streghe per non metterlo
Ursha     scrive:
ma il dettaglio migliore è che ha tatuati, sulla metà sinistra del corpo, dallo zigomo fino all’inguine, tutti e 17 i versi dell’oscuro sapere di Tsathoggua.
Non ho ancora deciso come è vestita e mi manca la bocca, forse in essa si trova tutta la cattiveria che manca ai suo occhi, troppo spesso inondati di lacrime
Tatì scrive:
bocca sottile?
Ursha     scrive:
potrebbe essere…
Ursha     scrive:
la sua bocca sottile conteneva tutta la malvagità che mancava ai suoi occhi, torppo spesso inondati di lacrime, come se le azioni che compiva fossero necessarie, ma la caricassero di un fardelo a chi nessuno altro essere umano avrebbe potuto resistere…
Ursha     scrive:
‘cui, non chi
Tatì scrive:
mm
Ursha     scrive:
il fatto fondamentale è che Obein anche dopo 4 secoli è malefica perché deve, non perché vuole…
è questo ciò che voglio riuscire a rendere
è un po’ al versione distorta del mio idolo
che compie il male nella convinzione di fare il bene
Tatì scrive:
avrai un bel daffare allora
Ursha     scrive:
lo so, ma una semplice storiella non mi interessava… altrimenti manca di pathos
mentre il primo agisce consapevolmente dandosi una giustificazione, lei agisce consapevolmente mossa dalla necessità, ma non può giustificarsi
poi verrà fuori quello che verrà, ma intanto ci provo
tu cosa faresti?
Tatì scrive:
questa cosa della nemesi mi piace
la spingerei forse alle estreme conseguenze
magari al limite tra santità e dannazione
o tra misticismo e follia
Ursha     scrive:
di preciso con nemesi a cosa ti riferisci?
Tatì scrive:
che sono l’uno il contrario speculare dell’altra
Ursha     scrive:
cioè diresti pensa a lui e fai agire di conseguenza al contrario lei?
Tatì scrive:
si

Sull'ambietazione di Cthulhu per Kata Kumbas

[12:08] Ursha: entro qualche mese il Facco Palas sarà pronto, poi mancheranno solo le persone e il tempo per giocarlo
[12:08] Tatì: 
[12:09] Ursha: Oltre che un’ambientazione adatta
[12:09] Tatì: dici nulla
[12:09] Ursha: ho letto le storie di Smith su Hyperborea, ma la sua soluzione per mescolare fantasy e miti non mi ha soddisfatto quindi ho bisogno di una soluzione mia per trasportare la cosa nel medioevo italiano
[12:10] Ursha: mm
[12:10] Tatì: be’ prendi spunto da evangelisti
[12:11] Ursha: si ci avevo pensato, però evangelisti in fondo razionalizza troppo i miti, forse perché è agnostico
[12:11] Ursha: io non lo classifico nel werdi tales, anche se ha molti punti in comune con la letteratura di Cthulhu.
[12:12] Ursha: Poi fino agli ultimi tre libri il tema della follia era marginale…
[12:13] Ursha: Il vero difetto di evangelisti è che da una spiegazione, magari forzata, opinabile e strampalata, ma spiega…
[12:14] Tatì: e va be’ magari lo spingi alle estreme conseguenze ed è fatto
[12:14] Ursha: può essere.
[12:15] Ursha: Però infondo rimane sempre il solito problema, Cthulhu nei romanzi funziona, ma quando lo giochi improvvisamente smette di essere spaventoso, oppure si trasforma in un gioco al massacro dove ogni due sessioni serve un nuovo PG…
[12:16] Ursha: la mia invece deve essere una campagna "eroica"
[12:16] Tatì: eeehhh
[12:17] Tatì: Leonida?
[12:17] Ursha: no, non mi piacciono i giochi al massacro. Inoltre se giochi le Termopili parti fatalista e il gioco non funziona più
[12:18] Tatì: ecco
[12:18] Ursha: è una delle cose che sconsigliano anche per year of the zombie, deve esserci sempre una via di successo per il gruppo, magari all’ 1% ma deve esserci
[12:18] Tatì: mm
[12:19] Tatì: si complica allora
[12:19] Ursha: Si. Ho scoperto in passato che la cosa funziona meglio se uno non sa a cosa gioca.
[12:20] Ursha: Avevo fatto un fantasy post apocalittico in cui introducevo le dinamiche di Cthulhu, ma non c’era scritto da nessuna parte che era cthulhu e quindi la cosa funzionava.
[12:20] Tatì: 
[12:20] Ursha: Quando i giocatori hanno cominciato a capire che lentamente e inesorabilmente impazzivano si sono immedesimati nella storia e hanno raggiunto il gisto senso di inquietudine n CoC non è mai successo perchè tutti sapevano che tanto prima o poi arrivavano gli antichi
[12:21] Tatì: sei un mostrooo
[12:22] Ursha: No, solo ritengo che ogni gioco abbia un suo feeling, e il giocatore dovrebbe sperimentarlo se giochi e rimani ancorato alla sedia e al tavolo, dove sta l’esperienza dell’immedesimazione, che è il punto forte dell’ RPG
[12:23] Ursha: Conan è un esempio di fantasy che funziona perché non si sa mai se dietro a tutti i misteri c’è un demone o invece una semplice motivazione razionale. Penso che mi ispirerei a quello…
[12:24] Tatì: poterebbe funzionare sì
[12:24] Ursha: Non posso fare una cosa dei tipo i giocatori non sanno, perché ormai se uno vede scritto sulla scheda "sanity" sa cosa lo aspetta.
[12:25] Tatì:  te la sei bruciata st’ideaaa
[12:27] Ursha: Giocherei con un gruppo diverso, però sembra che ultimamente gli horror stiano tornado di moda, quindi uno ti domanda cos’è quel punteggio e se comici a parlare di terrore e pazzia mangia la foglia.
[12:25] Ursha: però non sapere quando avrai veramente a che fare con i falsi dei e quando invece si tratta di stupidi e normalissimi Biro Biro potrebbe aiutare.
[12:27] Tatì: biro biro?
[12:27] Tatì: 
[12:28] Ursha: piccole creature, grasse a causa della geofagia, con i piedi che puzzano da formaggio, con la testa senza collo e due file di denti
[12:28] Tatì: 
[12:28] Ursha: naturalmente sono antropofagi
[12:28] Ursha: siamo nell’Italia medioevale e non puoi mettere i goblin
[12:29] Tatì: bleearrggh
[12:29] Ursha: invece degli orchi hai i bruti
[12:29] Ursha: al posto dei gargoyle i petroliti (che sono anche vampiri)
[12:29] Ursha: e invece degli orchi i bruti
[12:29] Tatì: 
[12:30] Ursha: kata Kubas è per sua natura poco serio a partire dai nomi di fra Burrito, sora Berocchia e san Sugugno. Questo complica ancora di più la sua ambientazione dark o forse aiuta a spiazzare i giocatori, chi lo sa.
[12:31] Tatì: ecco volevo chiederti aiuto per un nick su skype ma credo mi asterrò
[12:31] Ursha: grazie,
[12:32] Ursha: ma quei nomi non sono farina del mio sacco, sono usciti dal genio di Agostino Carocci, poi io ho rovinato tutto decidendo di metterci dentro San rospo
[12:33] Tatì: ma smettila
[12:33] Ursha: ?
[12:33] Tatì: è stata una genialata mettereci San Rospo
[12:34] Ursha: che tramite le varie evoluzioni che ha assunto da quando ne ho letto sul suo sito ci ha portato a questo
[12:35] Tatì:
[12:38] Ursha: già
[12:39] Ursha: ora devo solo capire come la cosa può essere gestita in modo che il tutto risulti verosimile
[12:39] Tatì:  sei un ingegnere chi meglio di te
[12:40] Ursha: vedremo intanto direi che da questa conversazione qualche spunto è emerso
[12:41] Tatì: meno male
[12:41] Ursha: Se voi ti riassumo
[12:41] Tatì: ecco si magari , ogni tanto mi perdo
[12:41] Ursha: 1. Medioevo cupo alla Valerio Evangelisti
[12:42] Ursha: 2. Ai giocatori si deve sempre dare la possibilità di portare a termine con successo le loro imprese anche se giocano contro i falsi dei
[12:43] Tatì: ok, mi sembra ragionevole
[12:43] Ursha: 3. Siccome non si possono spiazzare i giocatori facendogli credere che giocano una cosa e poi scoprono che è un’altra (come succede invece in year fo the zombie), si punta a variare il tema delle avventure
[12:43] Ursha: In modo che alcuni fatti della storia abbiano un’origine soprannaturale, mentre molti abbiano invece motivi estremamente plausibili.
[12:45] Ursha: 4. La sanità viene persa con estrema lentezza ma è quasi impossibile recuperarla (se non genera inquietudine questo )
[12:45] Tatì: mi piazeee
[12:45] Tatì: molta inquietudine sì
[12:45] Tatì:
[12:45] Ursha: il punto 4 è perché squadra vincente non si cambia
[12:46] Tatì:
[12:46] Tatì: ecco