Damiel di trovava su un balcone del carro meccanico, che stava viaggiando verso le terre desolate ,infastidito dalla calca attorno a lui, il carro era così affollato che alcuni dei passeggeri erano stati messi a sedere addirittura sul tetto. Per la maggior parte si trattava di mercanti ansiosi di attraversare le terre desolate per raggiungere la libera città di Hail Afax, covo di tagliagole e patria del commercio. Non c’erano molti altri posti in cui recarsi in quel deserto popolato solo da reietti e criminali.
Fuori dalle città fortificate il mondo non era sicuro, bande di banditi, spesso guidati da uomini consumati dalla follia tiranneggiavano i villaggi di contadini, spesso anch’essi criminali, che erano stati resi schiavi da qualcuno più forte di loro.
Ogni tanto c’era qualche città più rilevante, ma l’unico modo che queste cittadine avevano per resistere era di essere porto franco per i signori del crimine.
Le terre desolate erano se possibile ancora più pericolose. Li i folli e i criminali si combattevano senza posa per il possesso dei pochi pozzi e delle oasi, presenti in quel deserto, con i goblin e gli orchi. Erano quelle però anche le terre più ricche di minerali e petrolio per cui la tetrarchia cercava di mantenere li un presidio, anche a costo di scendere a patti con la delinquenza locale.
L’usanza di esiliare dalla città i criminali comuni rendeva ancora più pericoloso viaggiare, ma era meglio che i tagliatole si scannassero tra di loro che doverli mantenere nelle prigioni con le già scarse risorse a disposizione delle città stesse. Per fortuna i più morivano in fretta.
Erano passati secoli da quando il cataclisma aveva quasi distrutto l’universo, Revedian era stato l’epicentro del disastro provocato dall’uso di un’arma che non avrebbe mai dovuto essere inventata e che aveva cerato un foro nel tempo e nello spazio facendo collassare sulla realtà quello che certi servi della cabala chiamavano altri piani di esistenza.
Revedian aveva finito per tappare il foro, ma in questa maniera era più contaminato di ogni altro pianeta abitato dall’uomo, perché c’era chi sosteneva che l’uomo popolava anche altri pianeti.
Durante la guerra elfo-goblin l’asse del pianeta si era spostata, con conseguenze devastanti, i demoni avevano invaso in massa il mondo fuggendo dagli inferi e il prezzo pagato per ricacciarli era stato enorme.
Ma i demoni non entravano solo grazie ai fenomeni gravitazionali. La pazzia era contaminata di malvagità: attraverso la mente dei folli i demoni spesso agivano nel mondo e spesso possedevano gi invasati. Per questo se i folli non venivano uccisi erano spediti su qualche asteroide manicomio dove erano destinati ai lavori forzati per estrarre i minerali pregiati con cui venivano fabbricate le armature da guerra dell’armada. Era meglio tenere i folli ancora più distanti dei criminali.
Improvvisamente il carro grande come un edificio di tre piani si fermò.
Il passo attraverso cui avrebbe dovuto passare era sbarrato da una solida muraglia di uomini. I pelta, gli enormi scudi trasparenti in grado di riflettere anche un laser risplendevano come in fiamme nella luce del tramonto, le armature pesanti, antiche di millenni erano appena state lucidate dagli armaioli che avevano applicato le ultime riparazioni del momento.
Ognuna di quelle armature era gelosamente custodita dalla tetrarchia, e il suo valore, come simbolo di un tempo perduto era superiore alla sua potenza in battaglia. Nel corso del tempo gli armaioli avevano imparato nuovamente a costruire armature da combattimento e anche armature potenziate che incrementavano la forza dei combattenti, ma i reggimenti che avevano ancora pezzi originali risalenti all’era pre-cataclisma le portavano con orgoglio.
Dalla fila di scudi spuntava una selva di lance e ogni guerriero portava anche una pesante spada ad alta frequenza. Purtroppo i veterani dell’armada costituivano solo una sottile linea di appena due file, e già un tale dispiegamento di forze era per la tetrarchia un costo enorme.
Dietro ai veterani stavano i fucilieri armati con una varietà incredibili di schioppi, fucili d’assalto e mitragliatori da campo. I più fortunati avevano fucili laser o al plasma, ma accanto ad essi c’erano anche vecchi archibugi a miccia.
Ai lati del passo e a coprire i fianchi dell’esercito da un possibile aggiramento c’erano i fanti in cotta di maglia, armati con scudi, mazze, asce e motoseghe. I fanti avevano anche il compito di difendere gli arcieri.
In riserva c’era un’armata di contadini coscritti armata alla meno peggio.
I sacerdoti di Erda e i preti della cabala tecnocrate passavano tra gli uomini a dispensare benedizioni e a dare incoraggiamenti prima di schierarsi anch’essi ai propri posti: nell’esercito della tetrarchia non c’era posto per chi non fosse almeno in parte un guerriero.
Damiel guardò le sue compagne di viaggio: -Si scende qui.-
La drow lo guardò dritto negli occhi: -Sei pazzo Damiel? La mia vita ti appartiene almeno quanto la tua appartiene a me, non intendo lasciare che uno scontro di Frontiera ti uccida prima che possa farlo io.-
-Nemmeno io intendo permetterlo mia dolce lady Coryl. Ma la stessa forza che mi ha messo in questa situazione ora mi fa sentire che è il momento di scendere, quindi io scendo. Se devo essere il burattino di una qualche divinità tanto vale farlo bene!-
Detto questo l’inquisitore balzò dal balcone e dopo un salto di più di tre metri atterrò inginocchiato, Coryl ripetè la stessa mossa ma con molta più grazia, mentre Sofia si apprestò a fendere la calca verso l’uscita passeggeri al piano di sotto.
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