Giocare di ruolo da soli è un’esperienza che può essere molto interessante, ma è sicura mente diverso dal gioco classico nel quale il punto fondamentale è l’interazione e sono necessarie molte idee per mantenere viva la storia.
Giocare in solitario un gdr è un’esperienza simile ad un librogame del quale si conosce il contenuto solo in maniera parziale e fumosa o al dipanarsi di una storia di cui si ha un’idea generale, che va approfondita.
Oltre ad una considerevole riserva di generatori casuali e di tabelle colme di oracoli, una delle cose più importanti da avere a disposizione sono le idee. Finora tutte le volte in cui mi sono arenato è stato perché non ero in grado di interpretare il risultato dell’emulatore di dungeon master.
La mancanza di idee è anche il motivo che mi ha portato a smettere di giocare la partita alla ricerca del Sacro Graal nell’era di Cthulhu e che ora mi sta portando ad abbandonare la campagna di Dark Sun, forse per tornare alla partita precedente e forse per andare a giocare a Kata Kumbas su Laitia.
Nelle partite fra più giocatori le idee, le trovate bislacche e le fonti di ispirazione nascono al tavolo dal dialogo fra i giocatori e in genere è un flusso virtuoso che si auto alimenta.
Nelle partite in solitario invece purtroppo le idee raramente emergono dalla partita ma vanno cercate fuori
Oggi un’ispirazione mi è venuta leggendo su lost pages un possibile approccio per l’esplorazione di una città perduta nel deserto guidati da un oscuro poema relativo alla sua caduta. Una cosa di questo genere si potrebbe provare a riutilizzarla anche in Dark Sun.