Antico Terrore – Visioni spettrali

2013-02-19_IsabelSalimmo ancora nella torre del castello e trovammo la biblioteca della Famiglia Stregazza. Ci parve il luogo migliore per iniziare la ricerca del libro che desiderava Chardath. La ricerca ebbe successo, ma venne bruscamente interrotta dall’arrivo di Kaladrath mezzo pazzo. L’uomo urlò strani vaneggiamenti su di una donna di nome Marilissa e fece per attaccarci, salvo poi urlare e scappare via.

Provammo a inseguirlo ma ci perdemmo e finimmo invece nella camera di una donna dove assistemmo all’ennesima apparizione spettrale. Una donna in camicia da notte venne svegliata da Kaladrath, che la chiamò Marilissa. I due scesero assieme in un sotterraneo e lui la sgozzò al di sopra di una bara su cui giacevano i resti scomposti di una creatura, quando i resti si ricomposero dalla bara uscì la donna che conoscevo come Chardath.

La scena sparì e Marilissa ricomparve davanti a noi. La ragazza ci spiegò che suo fratello l’aveva uccisa con un pugnale stregato per risvegliare l’antenata della famiglia da cui sperava di avere in dono dei poteri magici, mentre si ritrovò ad essere beffato dalla bisavola che lo derise e lo scacciò.

Non contento, il fratello aveva poi stretto un patto con un djinn malvagio per rubare parte dei poteri della donna ed era poi tornato al castello per prenderne possesso.

Marilissa era destinata a rimanere intrappolata nel castello come uno spirito fino a quando il fratello non fosse morto.

Ora scenderemo nelle cripte per trovare l’arma con cui venne uccisa Marilissa e poi in qualche modo tenteremo di fermare Kaladrath e la sua bisnonna, non so nemmeno io se sperare che il Signore Senza Tempo ci possa essere d’aiuto. Mi domando se questi eventi siano un segno della Sua volontà che io continui a combattere il male e la stregoneria, o solo una tragica beffa del destino.

Una parte di me mi dice sono stufa di questa vita di inutili scontri volti a disfare maledizioni, mentre un’altra agognerebbe solo di legare Chardath ad un palo e darle fuoco salmodiando preghiere in onore del Signore Senza Tempo.

Questo è il mio ultimo piccione, spero di darvi notizie a breve quando tornerò in un luogo civilizzato.

Devotamente serva Vostra,

Camelia Farnese.

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Antico Terrore – Visioni spettrali

2013-02-19_Isabelcontinua…

Bruno aveva un debito con Gasparre e di conseguenza si era visto costretto ad accettare. Non pensava che il signore degli Stregazza sarebbe stato così ostile verso una sua visita, ma a quanto pareva il castello era infestato dai fantasmi e questo stava seriamente minando la salute mentale di Kaladrath.

Decidemmo di continuare ad esplorare il castello, ma nelle stanze del piano terra incontrammo una orrenda creatura composta di parti di esseri viventi ricucite assieme che ricordava vagamente un’arpia, solo che più grossa e più cattiva. L’orrenda creatura teneva al dito l’anello che Chardath ci aveva chiesto di trovare.

Lo scontro con tale orrenda bestia ricucita da carni umane e animali fu molto duro, ma alla fine Thorax riuscì a farla a pezzi a martellate.

Salimmo al secondo piano del castello e li fummo testimoni di un’orribile apparizione, un gruppo di bruti squartò e mangiò degli elfi sotto i nostri occhi prima di dissolversi come nebbia al sole. Quando gli orchi svanirono apparve nuovamente la ragazza in camicia da notte che prima di scomparire nuovamente esclamò: – queste sono le creature che servono quell’assassino di mio fratello-

Principessa Argenta ora ho finalmente trovato una finestra con vicino uno scrittoio e ne ho approfittato per scrivervi queste poche righe prima di continuare la salita della torre.

Devotamente serva Vostra,

Camelia Farnese.

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Antico Terrore – Re Fredduk

2013-02-19_IsabelVostra grazia,

Fredduk, l’auto-nominato Re dei Bruti, stava pattugliando la zona attorno al castello degli Stregazza per conto di Kaladrath Stregazza.

Purtroppo non fummo abbastanza attenti, così Fredduk e altri tre energumeni ci colsero di sorpresa e ci costrinsero a seguirli al castello dove a sentire i loro discorsi in un pessimo Laitiano ci avrebbe aspettato l’interrogatorio, la tortura e forse divertimenti ancora peggiori…

Arrivammo al castello Stregazza scortati da Fredduk e dai suoi bruti. Qui incontrammo anche Bruno Visconti che stava venendo interrogato dal padrone di casa… Volevo capire cosa lui ci facesse qui quando venimmo tutti interrotti dall’apparizione del fantasma di una ragazza.

Kaladrath Stregazza a quella visione si mise ad urlare come un folle e corse su per le scale. Approfittando del momento di disorientamento generale attaccai i bruti seguita a ruota da Berus e Ofelia, anche Bruno si unì allo scontro. Presi alla sprovvista Fredduk e i suoi scagnozzi vennero uccisi in fretta.

Dopo lo scontro, Bruno ci disse di essere stato mandato qui al castello da Gasparre de Luca per controllare che effettivamente recuperassimo il pugnale maledetto che si trovava in quel castello, poiché l’uomo non mi aveva ritenuto molto degna di fiducia.

Continua…

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Una festa a Maro

marilissa 1

Domenica sera nella città di Maro vi sarà una grande festa. Sua magnifica signoria Chardath Stregazza darà un banchetto in onore della ricomparsa della nipote Marilissa, un tempo creduta deceduta, e di Camelia Farnese la dama delle spine, salvatrice della città di Maro e della nipote della nobile Chardath

La serata sarà allietata da giovani ballerine danzanti svestite, ricchi assaggi di pietanze esotiche e da un serraglio di animali e creature provenienti da differenti paesi fra cui un Dentetiranno e una rara e bellissima Andralopia bianca.

Sono lieta di invitarvi a questo gioioso convivio

Marilissa Stregazza

R.S.V.P.

Gradito l’abito bianco e la porpora.

Le armi saranno requisite all’ingresso.

Antico Terrore – Attenti alla sfinge

Vostra Altezza,2013-02-19_Isabel

Neanche Abdiel lo avesse detto apposta incontrammo una sfinge fra le montagne. Ultimamente su Laitia appaiono un sacco di creature strane che non appartenevano un tempo a questi luoghi, ma una sfinge… avrei voluto sapere da quale porta di livello fosse uscita, ma con una sfinge è sempre meglio trattenere la curiosità e le domande.

La sfinge per fortuna non era affamata e quindi le andava di giocare con il cibo (ovvero noi), mi disse che se le avessi regalato la pietra magica che avevo nel borsello allora mi avrebbe lasciato andare, anzi mi avrebbe dato un suggerimento che forse mi sarebbe stato utile.

Stavo per risponderle che non avevo nulla nel borsello, quando la mano che istintivamente era andato a controllarlo trovò in effetti una gemma.

Ora dovevo solo prestare attenzione a questo fantomatico Fredduk, anche la sua comparsa però non si fece attendere.

Devotamente serva Vostra,

Camelia Farnese.

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Antico terrore – Abdiel

2013-02-19_IsabelVostra altezza,

stavo vagando affranta meditando sulle sventure che si erano abbattute si di me e Ofelia quando incontrai Abdiel vicino a un ponte, accucciato in riva ad un torrente.

Avrei dovuto capire dal nome inusuale e dal portamento serio e indaffarato, mentre con un mestolo raccoglieva acqua solo per versarla a riva, che non si trattava di un comune matto.

Mi salutò con un sorriso ampio e franco, mentre mi guardava con degli occhi azzurri che parevano splendere come le stelle del cielo e disse, come se fosse la cosa più normale del mondo, che era indaffarato perché stava svuotando il ruscello con il mestolo.

Gli risposi seccata che la cosa mi pareva stupida. Non si svuota un torrente con un fiume. Non avevo voglia di perdere tempo con l’ennesimo scemo del villaggio in vena di chiacchere, ma a quel punto Abidiel mi sorprese mostrando di conoscere la mia storia e quello che io avevo fatto, mi domandò come pensavo che le azioni che io avevo compiuto fino ad ora fossero diverse dalle sue che tentava di togliere l’acqua nonostante l’opporsi della corrente…

Forse io con tutti gli scontri e le morti che avevo causato avevo ottenuto qualcosa?

Certo che sì risposi infuriata, un demone era morto, un altro era ancora intrappolato in un rubino, avevo evitato l’uccisione di persone innocenti!

E allora perché mi lamentavo della mia sorte e dell’incomprensione di chi mi circondava se credevo di essere nel giusto?

Certo che mi lamentavo un po’ di riconoscenza sarebbe stata dovuta, loro nemmeno capivano da cosa li avevo salvati.

Lui rispose che forse avrei dovuto cominciare a pensare ai doni che mi aveva dato il Signore Senza Tempo, invece di lamentarmi dell’incomprensione che mi circondava… mi era stata data la forza di volontà per emergere, una dote innata con la spada che mi aveva reso una campionessa del mio ordine e una fede che mi aveva permesso di superare difficoltà insanabili e più di una volta mi aveva protetta dall’effetto delle stregonerie.

E poi era solo un astio inconsulto quello che fronteggiavo o forse i miei modi bruschi e decisi a volte erano eccessivi e incitavano le persone a levarsi contro di me?

Come… una donna non ha diritto ad avere delle convinzioni?

Certo che ha diritto a delle convinzioni, rispose lui, ma il fatto di essere convinti e determinati è forse una scusa per tollerare la maleducazione? È vero, ero stata condannata a Maro, ma chi decide veramente cosa è giusto e cosa è sbagliato?

Fu allora che aprii gli occhi e compresi chi veramente avessi difronte: tu sei un angelo del Signore…

“E tu avevi gli occhi così chiusi da non riuscire a riconoscermi sebbene avessi studiato chi sono nelle scritture…” (N.d.A. No’Akei aveva fallito la prova per ricordare se conosceva il nome)

Avrei voluto gettarmi in ginocchio e piangere ai suoi piedi, ma non mi ero inginocchiata di fronte a nessun uomo, e avevo trattenuto infinite lacrime e infinita rabbia dentro il mio cuore… non avrei certo cominciato a perdere il contegno con un angelo del Signore, non ero più sicura che fossero il mio angelo e il mio Signore…

Con movimenti lenti e misurati mi allontanai e feci cenno a Berus e Ofelia di seguirmi.

Abdiel mi corse incontro e mi abbracciò. Prima di lasciarmi mi disse: ricorda che l’Unico Dio e il Primo Illuminato non ti hanno voltato le spalle, riconsidera la tua idea di voltarle tu a loro e per la strada stai attenta alla sfinge e a Re Fredduk.

Devotamente serva Vostra

Camelia Farnese

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Antico Terrore – la maledizione del vampiro

Vostra Altezza,2013-02-19_Isabel

Dopo due giorni di agonia Ofelia sì è risvegliata per scoprire che il morso del vampiro l’ha contaminata e ora non posso certo dire che sia più completamente umana o viva. Inoltre ora Sharyll è nella sua mente e almeno in parte la controlla.

Tentai di avvisare le donne del pericolo che correvano nelle mani di Sharyll ma loro non mi cedettero, preferendo credere che la donna fosse stata benedetta dalla dea della luna.

A quel punto fuggii dal villaggio e ora tento di raggiungere il castello Stregazza che si dovrebbe trovare al Nord fra i monti.

Gli eventi del villaggio mi hanno fatto comprendere che il male non sempre è dove noi vorremmo che esso sia. Un vampiro avrebbe dovuto essere malvagio, eppure ha risparmiato me e Ofelia, sebbene a caro prezzo.

Riconsiderando l’operato di Sharyll non posso però trovarmi in completo disaccordo con le sue azioni, volte a proteggere la sua gente dalle minacce ritenute ostili. Io stessa ho privato della vita molte persone senza pormi troppe domande o senza curarmi di eventuali conseguenze politiche, perché erano un pericolo per la mia fede e le mie convinzioni.

Per quanto mi sia difficile ammetterlo forse Sharyll ha ragione nel dire che la sua nuova forma è una benedizione della sua dea per permetterle di difendere le donne che la venerano, ho solo il sospetto che la venerazione delle donne di questo villaggio per la dea della luna potrebbe presto trasformarsi in una venerazione verso la stessa vampira.

Quello che è successo con la vampira, assieme con gli avvenimenti di Maro, mi hanno fatta riflettere sul fatto che le autorità alle quali mi ero votata non rispecchiano l’operato che intendevano avere. I mie superiori predicano bene, razzolano male e ora mi hanno abbandonata a me stessa come una reietta.

Devotamente serva Vostra,

Camelia Farnese.

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Antico Terrore – Peccare di superbia

Vostra Altezza,2013-02-19_Isabel

Ho provato a convincere la sorella di Sharyll della pericolosità della sacerdotessa senza alcun risultato. Volevo convincerla a lasciarmi entrare nel tempio un seconda volta mentre la sorella dormiva per vedere se potevo aiutarla, ma alla fine abbiamo litigato e non sono riuscita ad avvicinarmi nuovamente al tempio pagano.

Sono comunque riuscita a parlare con le donne del paese e scoprire che vi sono stati negli ultimi mesi tre omicidi, un taglialegna, un pastore e un visitatore. Venni inoltre a sapere che la sacerdotessa avrebbe officiato una cerimonia nella radura, quella sera, e mi recai anch’io alla celebrazione.

Quando quella notte Sharyll vide me e Ofelia, mi rovesciò addosso l’acqua gelida della cerimonia e poi scacciò via le donne che si erano radunate. Finalmente si mostrò con il suo vero aspetto, quello di un famelico vampiro.

Avevo sempre creduto che i vampiri fossero una leggenda dell’antica Bacadia, ma a quanto sembrava ora me ne trovavo una di fronte agli occhi. Lei disse di essere stata trasformata da uno straniero che aveva chiesto asilo nel suo tempio contro la propria volontà, ma di essere ancora fedele alla dea della luna e di aver ucciso il taglialegna perché adorava l’entità contraria, il pastore perché abusava della figlia e il viaggiatore perché era un ladro colto in flagrante. Aveva bisogno di poco sangue e l’amministrare la giustizia della Dea glielo forniva, io che appartenevo al nuovo culto a suo dire dovevo restare fuori da quella faccenda.

Non le credetti e attaccai. Questo costò quasi la vita ad Ofelia. La vampira la ridusse in fin di vita e mi lasciò la curare la donna morente, mentre si allontanava nella notte ridendo della mia arroganza.

Devotamente serva Vostra,

Camelia Farnese.

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Antico Terrore – la sacerdotessa della Luna

Vostra Altezza,2013-02-19_Isabel

Quando arrivai al villaggio di Cuore di Luna ebbi modo di parlare con Defna, la proprietaria di un emporio, da cui scoprii che Sharill, la sorella di Berus, stava male, da qualche tempo è pallida e ha frequenti sbalzi di umore.

Secondo Defna la malattia era legata alla carica di sacerdotessa di Selene, che ricopriva la sorella di Berus, poichè quasi ogni altra sera officiava qualche rituale nel profondo del bosco. Chiaramente il villaggio era intriso di paganesimo fino al midollo.

Poiché la donna era indisposta e non pareva buona cosa parlarle a tarda ora, visto anche il freddo invernale, mi sono recata alla taverna per pernottare.

Il mattino dopo scoprii che Sharill aveva anche una sorella, di nome Arayea. Così raccontai alla sorella della tragica fine di Berus, offrendo tutto il mio cordoglio per la sua dipartita e rassicurandola che le assassine di suo fratello avevano pagato con la vita.

Arayea acconsentì ad accompagnarmi al tempio per parlare con Sharyll, mi disse che stava male da tre mesi ed era diventata pallida e fotofobica, quindi mi avrebbe accompagnato alla sua camera, nei locali inferiori del tempio dove la trovammo distesa esangue sopra le coperte del letto.

Stranamente quella che doveva essere la semplice comunicazione di un messaggio di cordoglio si trasformò in un vero e proprio litigio con quella donna che si dimostrò insensibile alla tragica sorte del fratello, con mia grade stizza. Berus Bianciforte si era dimostrato un gigante dalla forza sovrumana e con un grande cuore e mi dispiacque l’indifferenza della sorella per la sua dipartita.

Sharyll, infastidita dalla presenza di una devota del nuovo culto, mi intimò di allontanarmi e la sorella preferì dividerci e scortarmi all’uscita.

Chiaramente Sharyll si comporta in modo strano e Ofelia teme addirittura che possa essere diventata un morto vivente, il che spiegherebbe l’innaturale pallore della donna, la sua fotofobia, l’intolleranza dimostrata verso di noi (o era verso i nostri crocefissi?) e il totale disinteresse verso la sorte dei suoi cari.

Devotamente serva Vostra,

Camelia Farnese.

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Antico Terrore – incontri malinconici

Cecilia, amore mio, oggi ho rivisto nostra figlia.

Come sempre, quando mi incontra è propensa ad addossarmi tutte le colpe del nostro difficile rapporto.

La ragazza è sempre la solita testa calda pronta ad aggredire ogni cosa che vada in una direzione diversa da quella che desidera lei. Vorrei che nostro figlio fosse in grado di mostrare metà della determinazione di Camelia.

Ho comunque visto Camelia molto scossa dagli ultimi eventi, provata dalle difficoltà e incapace di comprendere quanto sia stata incauta nelle proprie scelte. Le è più facile addossare a me tutte le colpe solo perché desidero che inizi a prendere seriamente le responsabilità verso la sua famiglia.

Naturalmente come mi avevi preannunciato, amore, lei non è stata disposta a riconoscere l’aiuto che le ho dato, anche se ha accettato il cibo e i cavalli per il viaggio che la attende.

Spero solo che non perda la propria fede nel difficile cammino da esule che la attende, è fosse l’unica cosa veramente buona di quella ragazza scapestrata e ribelle. Per quanti dispiaceri mi dia resta sempre mia figlia, vorrei solo riuscire a farle capire che le voglio bene comunque.

Ti amo,

Marcus Quintus Farnese

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Antico Terrore – incontri dolorosi

2013-02-19_IsabelVostra grazia,

fuori dalle porte della città di Maro ho rivisto mio padre.

Come al solito lui si defila nel momento del bisogno, preferendo restare lontano dalla figlia scapestrata che porta solo vergogna alla sua reputazione e al blasone della famiglia. Lui sostiene che in quel momento avermi vicino avrebbe fatto più male a me che a lui, qualora dietro a questo scandalo vi fosse stata davvero una macchinazione politica, ma non gli credo.

Mio padre mi ha fatto una lunga filippica su quello che comporta la mia irresponsabilità nella vana speranza vana che io mi ravveda. Fra le altre cose ha anche affermato di essere stato lui a fornire al maestro dell’Ordine della Sacra Chiave i nomi dei tre giudici, per quanto io faccia difficoltà a credervi.

Alla fine ci siamo salutati senza neanche un abbraccio e mi ha lasciato dei cavalli per il viaggio. Ora sto per incamminarmi verso il villaggio di Cuore di Luna per parlare con la sorella di Berus.

Devotamente serva Vostra,

Camelia Farnese.

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Antico Terrore – Il giudizio

2013-02-19_IsabelPrincipessa, riprendo da dove ho interrotto la missiva precedente,

il reggente del nostro ordine è un uomo inquietante che parla sibilando e pare spesso assente, perennemente avvolto in una nube di incenso sacro. Egli mi comunicò l’identità dei tre giudici che avrebbero vagliato nei giorni seguenti il mio caso, ciascuno appartenente come tradizione ad una delle tre stirpi di Laitia. Chardath, una maga del popolo antico da poco ascesa nelle grazie del signore del sapere; Oslvaldo Paniccia, un guerriero iperboreo sicuramente fedele ad Educ (l’uomo di cui avevo ucciso il figlio) e Gasparre de Luca, un ricco commerciante rom amico del signore dell’oro e noto lenone, proveniente dalla Basnia.

Il mio signore mi consigliò molto prosaicamente di tentare di corrompere tutti e tre i giudici in ogni modo che ritenessi confacente per mitigare la mia sentenza di esilio e poi di impegnarmi ad espiare il mio chiaro peccato di superbia, responsabile di avermi portato a questo punto a suo dire, andando a caccia di una fantomatica vampira nella città di Nevezia.

Contattare Chardath fu molto semplice, la donna sapeva già del mio arrivo e mi attendeva seduta su uno scranno elaborato, rivestita di veli trasparenti color carminio. Mi disse che se recuperavo per lei dal decaduto castello Stregazza una corona, un anello e un libro di misteri sui fantasmi avrebbe perorato la mia causa per mitigare la mia pena e convinto il conte Basianto a ritirare le sue accuse contro di me. Quando le chiesi come intendeva fare mi disse sorridendo che il suo corpo sarebbe stato una profferta irresistibile per il conte di Imen… in effetti il conte aveva una vulnerabilità per le belle donne, aveva tentato di approcciarsi persino con me.

Se per caso lo avessi trovato, le interessava anche un vecchio pugnale con una gemma incastonata. Acconsentii dubbiosa ad aiutare quella maga lasciva e me ne andai.

Gasparre del Luca si rivelò esattamente la serpe viscida e disgustosa che immaginavo. Cercava un pugnale maledetto da aggiungere alla sua enorme collezione di siffatte armi. A suo dire lo avrebbe utilizzato l’ultimo discendente degli Stregazza, Kaladrath, per uccidere la sorella Marilissa. Se gli avessi portato il pugnale era disposto a convincere Bruno Visconti a ritirare le sue accuse contro di me e intercedere perché la mia pena fosse mitigata. Acconsentii al patto con quell’uomo. Probabilmente si trattava dello stesso pugnale che poteva interessare a Chardath, ma personalmente preferivo darlo piuttosto alla donna che a un essere viscido come Gasparre.

Osvaldo Paniccia era un vecchio odioso e mi disse semplicemente di andarmi a fare benedire, per aver ucciso il figlio del suo signore avrei meritato ben più dell’esilio. Ed in effetti quella sera i suoi scagnozzi tentarono di portare a termine la minaccia, ma li spedii a rotolare in un fossato con la gola tagliata.

Non avendo più altro da fare attesi il processo in preghiera. Come sperato la sentenza fu di un semplice esilio da eseguirsi in forma dimessa alle porte della città. Lì riuscii a corrompere l’ufficiale della guardia a controllare per un eventuale mio segnale qualora avessi avuto la necessità di rientrare in città non vista, in cambio mi sarei recata in un villaggio li vicino a controllare la salute della sua fidanzata, che non vedeva da qualche mese, sul cui conto aveva ricevuto lettere preoccupanti. La donna era anche la sorella di Berus, mi sembrò il minimo recarmi in quel luogo per portarle la triste notizia della dipartita di Bianciforte.

Devotamente serva Vostra,

Camelia Farnese.

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Antico Terrore – Ritono alla città sacra

2013-02-19_IsabelVostra grazia,

avrei sperato di tornare a Maro come un’eroina e invece rientro nella Città Sacra come una criminale e una fuggiasca, disconosciuta tanto dal mio ordine quanto dalla mia famiglia. Una pedina sacrificabile nel più grande schema degli interessi politici. E’ questo che ci insegna la fede nel Signore Senza tempo? È vana la mia lotta e ogni speranza? Sono assalita da dubbi e timori, mentre il mio presente sembra oscuro e confuso.

Arrivata in città mi ha accolto una visione inquietante… un uomo stava litigando con una gitana, così mi sono avvicinata per separarli, al che l’uomo è scappato. Insidiava la donna per il possesso di una gemma e visto che lo avevo allontanato lei riconoscente voleva leggermi la mano. Blasfemia! Ho naturalmente rifiutato al che la donna comunque ha insistito nel volermi ricompensare in qualche modo e ci ha accompagnati nella sua casa.

La scena che abbiamo trovato una volta arrivati ci ha lasciato sconvolti, la nostra ospite più di tutti noi. Il suo laboratorio era stato completamente messo a soqquadro e al centro quattro corvi erano stati crocifissi ad altrettante aste in un macabro spettacolo. La donna a quel punto scappò lasciandomi in mano il rubino, dicendo che sarebbe chiaramente servito più a me che a lei.

Potrei giurare che l’uomo che prima aveva tentato di aggredire la donna stava sicuramente dietro anche a tutto questo, peccato che io in precedenza non abbia avuto modo di osservarlo bene.

A quel punto mi recai dal nostro priore. Mentre Ofelia scongiurò di essere punita nelle segrete del convento (contenta lei) io venni scortata a parlare con il reggente del nostro ordine.

Devotamente serva Vostra,

Camelia Farnese.

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Antico Terrore – Accadde un giorno a Maro

La grande piazza di Maro ospita raramente delle esecuzioni, ancora più raramente le flagellazioni. Quando la vittima raggiunta dal braccio secolare è una meretrice, una donna, allora l’evento richiama sempre un grande pubblico.

Gli artigiani e i mercanti della zona si fanno l’obbligo di essere presenti all’evento, persino i mercanti di lumache del Paro Agrontino nelle loro vesti unte e infangate sgomitano per partecipare. Tutti coloro che versano anche un solo ceo ai gabellieri desiderano far sapere che sovrintendono alla giustizia della città e che senza i loro soldi la contea non potrebbe andare avanti. Sulle loro robuste spalle grava il peso della burocrazia ed è giusto che la burocrazia riconosca questo fatto e li intrattenga e la guardia cittadina li tuteli.

I fattori e i braccianti sono invece al lavoro nei campi e dietro alle mandrie. Quando vi è uno di questi assembramenti, possono arrivare solo poco prima che l’esecuzione cominci e devono accalcarsi fra le due colonne della piazza, lontani dal patibolo.

Per i nobili un’esecuzione è come un evento mondano, sfoggiano nuovi vestiti e saggiano i rapporti di forza. Si riuniscono per discutere e vecchie faide vengono appianate, mentre nuove vengono scatenate da un gesto o una smorfia inaccorta di qualche giovane rampollo. Sono quasi sempre seguiti da un codazzo di servitori carichi di bottiglie di vini pregiati e vassoi con assaggi di pietanze prelibate con cui ingannare l’attesa.

Le donne di buona famiglia sono coperte di trine e merletti come se si recassero ad un ballo, gli ampi petti coperti di gioielli e monili. Hanno a portata di mano fazzolettini profumati per fingere alla vista del sangue un decoroso malore, ma sono eccitate quanto gli uomini all’idea dell’imminente supplizio.

Poi ci siamo noi, compiti e distaccati dall’alto della balaustra del palazzo degli scolastici. Annoiati praticanti della retorica e delle arti nere, desiderosi più che di vedere l’esecuzione di studiare i moti e il ribollire di quella folla che si ammassa sotto le mura del palazzo che rappresenta Maro stessa.

Intenti a confabulare sui gesti ritmici e rituali del carnefice e su quale fosse il primo trattato in cui fossero stati codificati i modi con cui doveva trattare i prigionieri. Eravamo poco partecipi delle grida della prigioniera mentre il boia la strattonava con gesti chiaramente esagerati e studiati per farla urlare maggiormente mentre arrivava al patibolo.

La donna aveva una guancia pesta e alcuni morsi sul seno divenuti visibili mentre le veniva strappata la veste non lasciavano dubbi che qualche guardia troppo zelante l’avesse stuprata. Poco male, meditare sugli ipotetici abusi subiti dalla ragazza aggiungeva pepe alla già concitata eccitazione del volgo.

Mentre gli altri scolastici sulla balaustra discutevano sul cerimoniale con cui il carnefice mostrava gli staffili alla folla perché gli indicasse quale usare, io ero l’unico la cui attenzione a volte fosse ancora attirata dalle grida della donna.

Da allora so una cosa sola, devo avere quella donna, devo sentire quelle grida come mie… un tributo al demone a cui ho venduto la mia anima, il Santo della Palude.

Prima che la flagellazione forse terminata mi ero già infilato a rotta di collo per le ripide scale che conducevano al porticato sottostante per recarmi a scoprire quale pretore o prefetto devo corrompere per raggiungere i miei scopi.

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Ululati nella notte – La maledizione

Continua…
2013-02-19_IsabelTornando indietro dalla palude incontrammo Bruno Visconti. Lo sorprendemmo che stava bevendo l’acqua della palude. Ci disse che berne l’acqua tossica gli era necessario per non invecchiare. Lui non poteva morire per l’età, ma se non si dissetava con l’acqua melmosa il suo corpo avvizziva come un rampicante secco.Disgustata da quel comportamento io accusai il nobile di essere il responsabile vero della tragica fine di Anna. Lui negò con veemenza le mie accuse, sostenendo che Anna dopo la morte era diventata un concentrato di furia e odio. Per quanto io fossi propensa ad essere solidale con una donna che aveva cercato di sfuggire all’obbligo di un matrimonio combinato, Ofelia mi convinse che la sua esperienza di fenomeni mistici e soprannaturali le rendeva difficile credere che i soli ricordi di Bruno Visconti potessero influenzare quella la manifestazione spettrale.A malincuore dovetti accettare le argomentazioni di Ofelia e ammettere che per quanto avrei desiderato che quell’essere spregevole di Bruno fosse l’unico colpevole di questo tragico misfatto dovevo accettare che le colpe erano egualmente distribuite fra i due promessi sposi.A questo punto probabilmente il modo più semplice per rompere la maledizione era far parlare Bruno con Anna e far comprendere anche alla donna che il visconte non era l’unico responsabile dei tragici fatti accaduti un secolo prima.

Ci recammo nuovamente alla palude per cercare Anna ma quando arrivammo trovammo anche il segugio infernale privo di un occhio. La malefica bestia disse di essere il custode della maledizione e di desiderare che le due anime maledette che lo avevano fatto emergere dall’inferno continuassero a soffrire a lungo. Noi però mettemmo fine all’esistenza di quella bestiaccia demoniaca, per quanto l’impresa si rivelò estremamente ardua. Con l’ultimo fiato che aveva in gola il cagnaccio mi disse che avrebbe portato i miei saluti ad Asaliah per farle sapere dove mi trovavo ora.

Così alla fine Bruno e Anna si riconciliarono e noi potemmo tornare alla magione dei Visconti. Avrebbe potuto essere una storia a lieto fine, ma invece Bruno si accorse del furto delle gemme e dovemmo fuggire. Se non altro avevo già ricevuto la sua spada in dono.

Sicuramente frusterò Ofelia, ma non perché abbia derubato un uomo meschino, bensì perché è stata così maldestra da farsi scoprire.

Devotamente serva vostra,

Camelia Farnese.

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